Medjugorie è un luogo mistico e spirituale, dove chiunque può ritrovare o rafforzare la sua fede e la pace interiore.
Il consiglio che vi posso dare, vista la mia esperienza personale, è di non andare solo per "curiosare", di non fare come fece San Tommaso con Gesù. Non c'è bisogno di andare per vedere se il cielo è diverso dal nostro, se il sole compie dei movimenti strani. Certo, alcuni di questi fenomeni si verificano, ma non è opportuno focalizzarsi su questo.
Chi va in pellegrinaggio lo faccia per svariati motivi come per ritrovare la pace interiore, per riconciliarsi con se stesso e di conseguenza con gli altri, cosichè il suo cuore divenga più buono e generoso. Se la fede è un po' traballante non ostentate la partenza e non partite perchè chi ritorna vi racconta in modo insistente la sua esperienza.
La chiamata che si avverte nel nostro cuore non è per forza di fede: può essere bisogno di rifugio, di pace, ricerca d'amore, un amore diverso da quello terreno.
Dovete sentire un sentimento, più o meno profondo, che parte dal vostro cuore. Il concreto, il certo e il pragmatico non servono.
Durante la permanenza a Medjugorie si torna a vivere come nel passato.
Quante emozioni e ricordi sono riaffiorati facendo la passeggiata nei campi dalla casa di Iakov alla Chiesa, sotto il sole cocente delle 10 della mattina, dopo essermi svegliata all'alba per assistere all'apparizione. Da questo luogo così spirituale si assorbe la grinta, la carica, la voglia di fare, di cambiare e rimettersi in gioco.
Durante questo breve ma piacevole percorso la terra rossa ti ricopre piedi e sandali, i profumi sono persistenti e le signore del posto espongono sui fili per stendere la biancheria, le proprie tovaglie ricamate a mano, o tessute all'uncinetto. Tovaglie splendide, semplici, proprio come quelle di una volta. I colori si ripetono: panna, bianco, alcune sui toni del lillà, lavanda o rosa, altre in stile più ungherese, altre ancora che ricordano il banchetto povero ma ricco di spirito di Gesù.
Si ritorna da questo pellegrinaggio più leggeri, ricchi nell'animo pronti ad affrontare le difficoltà che la vita ci riserva, a risolvere i problemi lasciati in sospeso. Si è ben disposti verso il prossimo e lo si perdona per gli errori che commette, si prega di più per lui, perchè si possa convertire, così da essere pronto alla chiamata del Signore.
Il silenzio e la semplicità della popolazione mi hanno fatto capire che forse noi abbiamo troppo. Si capisce che tanti ragazzi che hanno toccato veramente il baratro della loro vita, qui a stretto contatto con la semplicità, la purezza, la pace e la preghiera sono rinati.
Durante questo pellegrinaggio senti che non sei più solo, oltre agli affetti e agli aiuti terreni, che sono molto importanti, sai che c'è Maria sul percorso con te, che più volte ti ripete in modo dolce e soave, piena d'amore "Un passo per volta, piano piano riuscirai. Libera il tuo cuore, aprilo il tuo agli altri, prega per te e per il tuo prossimo. Convertiti".
Il silenzio e il raccoglimento, nonostante il fiume di pellegrini, si trovano perchè la presenza della Madonna è tale che assorbe il pensiero in più momenti della giornata. E' un'esperienza intima e personale ma che ci tocca e ci fa riflettere e crescere.
Il momento più raccolto è quello dell'Adorazione Eucaristica. E' stata un'emozione unica: il silenzio che si alterna alle preghiere sussurrate dei pellegrini, nell'aria ,nonostante il caldo persistente, c'è profumo di rosa e mughetto che si avvicenda a quello dell'incenso.
Il silenzio viene interrotto dai canti rivolti e Maria e poi ritorna la Pace.
Io il Paradiso non l'ho mai visto; fino a un anno fa per me il Paradiso era un grande centro commerciale o un'isola deserta.
Di ritorno da questo pellegrinaggio immagino il Paradiso come un luogo semplice, dove tutte le persone sono felici, c'è la musica, si canta e si balla per la Madonna in modo puro ma con gioia e dove regna la pace.
Certo la pace non la si trova subito, ci vuole un po' di tempo ma con calma, tempo e preghiera.
Se appena potete, quando partite lasciate a casa telefono e computer e tutti quegli accessori che addobbano la nostra vita.
E lo scrive una persona che viveva attaccata a telefono e computer. Mi ci son voluti tre giorni per riabituarmi al solito tram tram.
Non litighiamo subito di primo mattino se qualcuno si incanta al semaforo verde, o se al bar non ci sono le brioches, o se il caffè non è buono, o se dobbiamo fare la fila ai vari uffici, o se per lavoro incontriamo delle persone poco gradevoli.
Se per caso vi dovesse capitare andate su Google e digitate COMUNITA' CENACOLO oppure orfanatrofio Suor Cornelia: ascoltate le testimonianze di queste persone e capirete molte cose.
La pace, la bontà e la tranquillità che ho assorbito e con cui ho nutrito il mio Spirito in questi giorni c'è e cresce sempre più e mi aiuta nel momento del bisogno.
Commenti
Posta un commento